Chiara Gamberale è uscita il 28 Ottobre con Il suo ultimo libro: Il Grembo Paterno
Il Grembo Paterno parla a/di Tutti Noi.
Faccio proprio fatica a pensare qualcosa di diverso da “a/d” quando penso a questo capolavoro pop di Chiara Gamberale.
Una scrittrice senza convenzioni, libera ma allo stesso tempo profondamente impegnata in quello in cui la letteratura è sempre stata medico e paziente: la narrazione.
Chiara Gamberale destruttura e ricostruisce in, sempre troppe poche, pagine, almeno quattro generazioni.
Una terapia famigliare in cui la Gamberale compie la magia che è solo dei grandi talenti: ognuno di noi può rivedere la sua storia in quella della protagonista di questo libro.
Il Grembo Paterno è stato atteso e preceduto da un diario della pandemia dell’autrice: Come il Mare in un Bicchiere, del 2020. Sembra difficile immaginare, oggi, l’uno senza l’altro. Laddove la storia personale dell’autore sembra essere limite per l’immaginazione, qui è invece caleidoscopio.
Le storie di Chiara Gamberale donna e scrittrice convergono con una libertà di racconto e di stile; e si può, quindi, raccontare un’adolescente ipercritica e fin troppo profonda che passa il testimone ad una leggerissima e superficiale protagonista secondaria, che riflette il tempo in cui viviamo. In cui YouTube e Instagram diventano il motivo per cui perseguire, per esempio, una battaglia per i diritti delle donne.
I social non sono, quindi, megafono di un disagio ma motivo essenziale per cui sposare una causa
A poche pagine di distanza, cronologicamente scandite e stilisticamente mischiate, si legge invece di un tempo in cui un commerciante di latte lasciava morire di fame una donna, anche se a elemosinare il cibo era suo figlio di nove anni.
Un tempo in cui il paese è nido e prigione, comunità e bullismo.
Lo dice cosi bene e leggero, Chiara Gamberale in Adele, che quasi vien voglia di far pace con la propria storia.
La scrittrice romana senza cliché e senza mezzi termini sceglie poi di raccontare e mettere a fuoco due modi di essere adolescenti, in due tempi diversi e lasciando al lettore il compito di identificarsi nel personaggio più simile o più distante da lui.
E’ netta, e lo ribadisce alla presentazione del suo libro al Pigneto, il proposito da parte di chi scrive di non voler giudicare.
Attorno a questo focus sull’adolescenza ci sono tutti i “tipi” umani. Si, un po una galleria moderna di “tipi” di essere umani. Una Balzac contemporanea, la Gamberale, umile e che molto si fa aiutare dallo studio della psicologia umana e delle mitologia.
Narciso e Edipo su tutti, in conflitto tra il vecchio ed il nuovo modo di essere padri, figlie, madri, figlie di madri o figlie di padri. Amiche, povere, ricche. Arricchiti e impoveriti; dai soldi e dalla vita.
Chiara Gamberale parte dal racconto di un’Italia rurale e essenziale di cui è figlia e riesce ad arrivare anche a raccontare la youtuber, potenzialmente sua figlia, a cui dice, sempre durante la presentazione del suo libro al Festival InQuiete, passa, appunto, il testimone della sua adolescenza; un’adolescenza in cui non si riconosce più, o alla quale è costretta a rinunciare dopo essere diventata madre di quella che è invece veramente sua figlia, e non in potenza.
Il Grembo Paterno ci porta a viaggiare nel tempo. Quello di Adele, protagonista del romanzo, ma anche del nostro.
Al Festival InQuiete la Gamberale incontra lettori e lettrici insieme a Giulia Caminito ed insieme a lei, i loro libri (Giulia Caminito è autrice de L’acqua del Lago non è mai dolce, Premio Campiello 2021) diventano spunto per chiedersi ancora una volta “quali adolescenti stiamo “crescendo” ?
“Io non ne ho la più pallida idea” tuona la Caminito. La Gamberale ci prova, anche nel suo libro, a conoscere questa adolescenza trasparente, dove i rapporti sembrano prendere forma solo se si mette uno schermo tra sé e l’altro
“io con Deliverou ci ho provato davvero, a raccontare come vedo questa adolescenza, ma questo personaggio rimane, forse non a caso, sullo sfondo proprio perchè faccio fatica a comprendere questa adolescenza che è tanto veicolata dai social network. Premetto che chi parla non ha neanche uno smartphone, ho un vecchio nokya con cui ricevo e faccio chiamate e una pagina Facebook, una casella di posta che controllo attraverso il computer. Credo che i social possano essere pericolosi”
Questi due libri, sorridono le autrici mentre lo riconoscono, sono in qualche modo speculari.
Lo sono le tematiche, lo sono le protagoniste, lo sono le adolescenze e lo sono i grembi e le acque protagoniste dei loro romanzi.
Chiara Gamberale passa in rassegna un tempo, una stato d’animo, un rischio concreto che corre il nostro tempo, di non fermarsi, di non essere aiutatati.
La figura dell’insegnante che riconosce il disagio di Adele, protagonista del Grembo Paterno, è il faro che, ci piace immaginare, l’autrice ha usato per denunciare una figura che manca oggi: laddove la famiglia non arriva, non vede, deve vedere la scuola. E non perchè sia la famiglia a delegare, ma perchè è il motivo per cui lo Stato delega la salute, anche mentale, degli adolescenti.
Nel confronto tra l’insegnante di Adele e suo padre c’è, a mio avviso, tutto questo.
Dettaglio e figura, fin troppo trascurata, quella di questa insegnante, che vede Adele e le riconsegna la possibilità di appropriarsi della sua vita.
Sempre durante InQUiete la Gamberale finisce, poeticamente, raccontando del saluto tra Adele e suo padre, quando la ragazza, accompagnata dalla sua insegnante, lascia per la prima volta il paese nido e prigione
“Il padre che non aveva visto il malessere di sua figlia e non sa neanche come salutarla, non sa dire Ti Voglio Bene, prenditi cura di te, e allora dice quello che sa dire e cioè ‘Studia’”
Ultimo, non in ordine di importanza, dei temi passati in rassegna da questo gioiellino di libro: “Studia”.
Quell’Italia costruita con le mani nude che vede nei propri i figli un riscatto che al dopoguerra non era stato concesso: studia.
Andrei avanti ore a parlare di tutto questo viaggio, ma spero che lo facciate con l’autrice… nel grembo che vi pare.
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