La Sposa Bambina – La Cantautrice Marquica al fianco Di Emergency

La Sposa Bambina – La Cantautrice Marquica al fianco Di Emergency

Dal 10 dicembre, è in radio e in digitale “La Sposa Bambina, il nuovo brano della cantautrice Marquica, una canzone dal profondo significato che racconta la toccante storia di Sheila, una bambina di 10 anni, che vive a Milano, salvata da un matrimonio combinato con un uomo più grande 

Una parte dei proventi del brano sarà devoluta a Emergency a sostegno del Centro di Maternità di Anabah nella Valle del Panshir in Afghanistan.

La Sposa Bambina”, prodotta e arrangiata da Giovanni Ghioldi (basso e chitarra) ed eseguita insieme ai musicisti Elia Micheletto (batteria) e Gianluca Guidetti (mix e master),è un invito a prendersi cura degli altri e a proteggere gli abitanti del futuro. Una canzone pop dalle sonorità delicate e travolgenti, con un testo crudo e diretto, scritto dalla stessa Marquica.

Dal 1999 EMERGENCY è presente in Afghanistan e nel 2003, ad Anabah, nella Valle del Panshir, ha costruito un Centro di Maternità che, ad oggi, rimane l’unica struttura specializzata e gratuita nella zona. Il Centro di Maternità di EMERGENCY offre assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale, così come servizi di pianificazione familiare e contraccezione. Inoltre, è un polo formativo per il personale afgano, composto esclusivamente da donne. Da quando è entrato in funzione, nel giugno 2003, al dicembre del 2020 sono state ricoverate più di 90 mila donne e sono stati fatti nascere più di 65 mila bambini.

 EMERGENCY dal 1994 offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.

Nicoletta Marchica, in arte Marquica, è un’incantautrice, autrice e produttrice nata a Tirano (SO). Diplomata nel 2000 all’Accademia musicale Music, Arts and Show, appena ventenne, partecipa a diversi eventi musicali, quali Motor Show con Red Ronnie, Tim Tour, Cola cola Tour e Sprite Tour con Radio Deejay. Nel 2001 esce il suo primo singolo “Sol Amor y Mar” (Warner), che diventa lo spot della Lipton, a cui seguirà nel 2003 l’uscita del singolo “Easy” (Sony Music), seguito da un tour promozionale con RTL 102.5. Nel 2018 pubblica il suo primo album “La teoria della ghianda”, composto da 12 tracce in cui sonorità black-soul si mescolano al cantautorato italiano.  Il disco viene anticipato dal singolo “La mia Escort”, un brano che racconta la vita di una escort. Dopo diversi sold-out nei club milanesi, nel 2018, due suoi brani “Amami forte” e “100 passi di te” sono stati inseriti nella colonna sonora del film di Thomas Torelli “Choose love”, film vincitore dei premi “Miglior Musica” e “Miglior Fotografia” al Festival Life Beyond Life 2021. Nel 2019 esce con il singolo “Quanti cadaveri”, un brano electro-pop che parla del rapporto odierno tra l’uomo e i social network, registrato e prodotto da Lorenzo Avanzi e Matteo Bassi (bassista di Elisa). Lo stesso anno pubblica “Ansia”, brano pop ironico, presentato live nel programma di Fiorello VivaRaiPlay su Raiplay. Nel maggio 2020 esce con “Catarifrangenti”, una canzone dal sound elettronico e seventies, sul tempo che dedichiamo a soffermarci sui pensieri e alle nostre azioni quotidiane. A giugno 2021 ha lavorato come speaker nella Quarta edizione di Be Innovation, il Festival sull’Innovazione di Cremona, e a luglio esce con il suo ultimo singolo “40”, scritto e prodotto da Giovanni Ghioldi, un inno alla Donna che attraversa una nuova età di passaggio, con leggerezza, consapevolezza, amor proprio e libertà.

Raccontami i tuoi inizi: qual è stata la prima cosa che ti ha affascinata della musica?

Vengo da una famiglia dove la musica è sempre stata importantissima e ne ho ascoltata tanta fin da piccola, da Frank Sinatra a Mina. Sono nata in Valtellina, e lì non c’erano molte situazioni musicali quando ero piccola, allora la mia famiglia organizzava dei concerti amatoriali per supplire a questa mancanza. Quindi mi sono sempre esibita e cantare era già da allora una cosa molto naturale. Finchè ascoltando una cassetta di Aretha Franklin e guardando i film musicali e i musical che andavano in onda in televisione, sono rimasta folgorata; a 19 anni mi sono trasferita a Milano e ho frequentato una scuola di musical. Da lì c’è stato un tour di 60 date con RTL e poi i Dirotta Su Cuba, con i quali ho cantato e scritto musica per tre anni. Da solista ho pubblicato un album nel 2018, scritto colonne sonore e da poco è stata presentata a Trento un’opera alla quale ho partecipato con la regia di Luc Jaquet, premio Oscar per “La marcia dei pinguini” (n.d.r. “Storie di mare e piccole terre”, con la regia di Maurizio Dini Ciacci e la video-regia di Luc Jacquet. I testi e la voce invece sono stati curati da Dario Vergassola, gli interventi musicali sono stati affidati a Isabella Turso, Dargen D’Amico, Marquica e Michele Tadini.) sul tema dell’ambiente, che è un argomento ricorrente nei miei pezzi.

E’ evidente che per te i contenuti dei brani hanno molta importanza e che ci tieni a veicolare dei messaggi forti e chiari (l’ambiente, il corpo, il ruolo della donna): come scrivi i tuoi testi?

In realtà è un processo assoliutamente casuale: potrei essere al supermercato ed essere ispirata da un pomodoro, forse il momento migliore è quando sono in bici. Anche la lettura di libri di poesia, che amo molto, mi scatena subito tante melodie. Di solito mi arriva prima la melodia e poi il testo, non sono il tipo che si mette al pianoforte e cerca ispirazione. E meno male che esistono i memo vocali!

Il 10 dicembre è uscito  “La sposa bambina”: come ti sei avvicinata alla tematica delle minori costretti al matrimonio?

Nel 2018, mentre bevevo il caffè al bar, ho letto questa notizia sul quotidiano e ho iniziato immediatamente a piangere; il barista, che è un mio amico, mi ha detto “Vai a scrivere un pezzo” e mentre tornavo a casa ho scritto la canzone, in un chilomentro avevo testo e melodia. Ho completato il brano proprio il giorno che è stato arrestato il padre di quella bambina. Dopo è arrivato il covid e l’ho accantonato: ma io non sono brava a tenermi dentro le canzoni, perché voglio che vivano per conto loro. Grazie ad un mio amico di Radio24 ho conosciuto una ragazza che lavora per Emergency che mi ha raccontato del progetto del Centro di Maternità di Anabah nella Valle del Panshir in Afganistan: purtroppo adesso già non si parla più della situazione di quel paese, come spesso accade si è spenta la luce sul problema. L’Afganistan è stato completamente abbandonato e volevo che si tornasse a parlarne. La cosa che mi ha più sconvolta poi è che questa storia è successa a Milano, anche se pensiamo sempre che siano situazioni lontanissime da noi: non dimentichiamo che il matrimonio dei minorə è stato legale in Italia fino agli anni ’80 (n.d.r. prima della riforma del codice civile del 1975 l’età minima per contrarre matrimonio per l’uomo era 16 anni per la donna 14). Mi rendo conto del fatto che questo non è un periodo molto adatto per far uscire un brano con questa tematica, che richiede un ascolto attento e profondo, ma sentivo il bisogno di parlarne.

Come stai vivendo il tuo essere artista durante questo periodo di pandemia?

Soprattutto durante il primo lockdown ho sentito grande voglia di collaborare con altrə musicistə; sono stata fortunata perché avendo un musical da scrivere, continuando a fare lezione come vocal coach a distanza e collaborando con Rai Gulp, avevo la testa occupata e non mi sono mai completamente abbandonata. Dopo due anni purtroppo le persone sono comprensibilmente ancora terrorizzate nell’andare a vedere uno spettacolo, soprattutto in inverno, e questo impedisce di programmare delle date dal vivo: io continuo comunque a scrivere, ma è più complicato individuare degli obiettivi e trovare l’entusiasmo.

Torniamo a parlare di musical: perché ami tanto questo genere? Quali sono i tuoi capisaldi?

In assoluto “West Side Story” mi emoziona tantissimo (ho anche conosciuto il mio fidanzato facendolo!). Diversamente dalla musica pop il musical negli anni è sempre migliorato, penso ad “Hamilton” (sono una fan sfegatata di Lin-Manuel Miranda!) o a “The greatest showman”, sono stati fatti dei passi enormi per modernizzare il genere. Lo stesso non si può dire della musica italiana. Credo che il musical sia il genere più completo perché “esplora”, musicalmente ha meno paura. Non so se hai visto su Netflix “Tick, tick… boom!”: è la storia dell’autore di “Rent” che è morto poco prima che il suo musical andasse a Broadway. E’ un film musicale di livello altissimo, esattamente come io immagino uno show. 

Quali argomenti vorresti trattare nei tuoi musical?

Ti svelo un segreto…In questo momento, sto scrivendo un musical nuovo con il mio ginecologo: lui è l’autore di un libro che si intitola “Nati con la camicia di plastica” (n.d.r. “Nati con la camicia… di plastica. Come il nostro organismo assorbe le microplastiche già nel grembo materno”di Antonio Ragusa – Aboca) dove parla della sua scoperta di microplastiche nei feti e nelle placente. In Italia se ne è parlato pochissimo, io vorrei unire scienza e musica con uno spettacolo che possa anche informare ed avvicinare a temi delicati. Anni fa invece ho scritto e portato in scena con un’attrice un copione nel quale facevo parlare i personaggi delle mie canzoni. Credo che in questo genere ci sia ancora da scoprire, diversamente che nel pop: dopo Beyoncè, che altro vogliamo fare?!

Con il tuo lavoro di vocal coach hai a che fare con tanti giovani e giovanissimi: com’è il rapporto di queste generazioni con la musica?

Gli adolescentə sono i miei preferiti. Hanno un rapporto diverso da quello che avevo io a causa di internet. E’ raro che ascoltino un pezzo per tre minuti: i social, soprattutto Tik Tok, hanno portato ad un ascolto brevissimo, spesso non riconoscono le strofe delle canzoni, ed è terrificante. In quindici anni di questo lavoro però non ho mai visto tanto talento come negli ultimi cinque: vocalmente c’è un miglioramento esponenziale. Però mancano personalità e cultura: non conoscono i Beatles! Se non hanno delle famiglie che per qualche motivo ascoltano musica decente, per loro è impossibile conoscere quella musica: meno male che sono usciti dei film, come quelli sui Queen o su Elton John. I più giovani non guardano ormai nemmeno i talent, che ogni tanto almeno ripropongono delle cover dei grandi  artisti.

Che tipo di approccio usi con loro?

Li amo alla follia! Li faccio partire da quello che ascoltano, ma gli faccio capire che studiare alcune cose tecnicamente non servirebbe a niente. E’ più facile trovare brani stranieri da studiare, ma della musica italiana, soprattutto di donne, non conoscono nulla ed è tutto vecchio per loro. I miei riferimenti per l’insegnamento sono Michal Jackson, Stevie Wonder e Freddie Mercury, e prima o poi devono cantarli. Il problema è che, nonostante il talento, risultano tuttə molto similə, perché anche la musica si muove con le mode. Tantə di loro poi scrivono e vogliono essere aiutati con i testi. La trap adesso è il nuovo pop e ormai riguarda la fascia 15-18 anni: per loro è un po’ come è stato il grunge negli anni ’90, che rappresentava quella generazione stufa del luccichio degli anni ’80. “Ci avete rotto le palle perché il mondo fa schifo per colpa vostra”: questo è la trap. E hanno ragione. Sta già finendo però, per me sta tornando il punk rock, che comunque sarebbe meglio!

L’ultima domanda di rito sui libri: hai generi o autorə di riferimento che magari ti aiutano un po’ quando scrivi?

Sicuramente per la poesia Mariangela Gualtieri; mi piacciono molto anche Diego de Silva, Emmanuel Carrere e Alice Munro. Stefano Benni mi diverte sempre e quando ho bisogno di leggere d’amore e di come si sta al mondo riprendo Marquez e Cortazar. Mi piacciono i libri in cui l’autore sa prendersi un po’ in giro. 

Dal 1999 EMERGENCY è presente in Afghanistan e nel 2003, ad Anabah, nella Valle del Panshir, ha costruito un Centro di Maternità che, ad oggi, rimane l’unica struttura specializzata e gratuita nella zona. Il Centro di Maternità di EMERGENCY offre assistenza ginecologica, ostetrica e neonatale, così come servizi di pianificazione familiare econtraccezione. Inoltre, è un polo formativo per il personale afgano, composto esclusivamente da donne. Qui sono oltre 7 mila i parti effettuati ogni anno: da quando è entrato in funzione, nel giugno 2003, al dicembre del 2020 nel Centro sono state ricoverate più di 86 mila donne e sono stati fatti nascere più di 65 mila bambini. EMERGENCY è un’associazione italiana indipendente e neutrale, nata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. EMERGENCY promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.

 


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