Abbiamo visto recentemente la condanna all’ergastolo dei fratelli Bianchi, colpevoli dell’omicidio del giovane Willy Monteiro. Fine pena mai quindi per i fratelli di Ardea, ma per quanto riguarda alcuni casi che hanno sconvolto l’opinione pubblica, ci si chiede come mai non sia stato usato lo stesso metro di giudizio.
Salvatore Parolisi, dal 2020 Libero per buona condotta
Salvatore Parolisi, è uno di questi casi. Inizialmente condannato all’ergastolo, poi la pena fu convertita a 30 anni,. Nel 2015 riceve la condanna definitiva a 20 anni, che sta scontando nel carcere di Bollate. Nel frattempo Salvatore Parolisi lavora come centralinista, ha preso il diploma e si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza. Ha scontato 10 anni di pena e sta scontando i successivi 10. Cosa succederà poi?
Già ha la possibilità di lasciare il penitenziario per un periodo che va da un’ora a 15 giorni consecutivi, fino ad un massimo di 45 giorni in un anno.
Salvatore Parolisi ha avuto l’ulteriore riduzione di pena in cassazione perché è stata rimosso l’aggravante della crudeltà.
Parolisi: 35 Coltellate e “Senza Crudeltà”
Il corpo di Melania Rea fu rinvenuto grazie ad una chiamata anonima, due giorni dopo la denuncia della scomparsa da parte di Parolisi. Era seminuda, le sono state inferte 35 coltellate su diverse parti del corpo, è morta per “anemia emorragica acuta“, probabilmente è stata abbandonata ancora agonizzante. Eppure questo, non rappresenta nessuna aggravante per i giudici, che hanno infatti scontato di 10 anni la pena al responsabile dell’omicidio della donna. Secondo i giudici della cassazione si è trattato di “dolo d’impeto” senza “alcuna programmazione preventiva”. Melania Rea, nelle prime ricostruzioni, risultava essere stata anche sfregiata in volto dal suo omicida. I giudici nella ricostruzione a posteriori affermano che “le lesioni al collo o al volto risultano tutte superficiali e probabile frutto della concitazione lesiva”.
Secondo i Giudici della Cassazione si è trattato di “Dolo D’Impeto”
L’aggravante della crudeltà viene dunque esclusa perchè in un “contesto sorretto dal dolo d’impeto e dal finalismo omicidiario correlato a tale condizione psicologica”. E per quanto riguarda l’abbandono del corpo della Vittima, viene aggiunto, che “l’abbandono in stato agonico della vittima è condotta ricompresa nel finalismo omicidiario, non potendo assimilarsi la crudeltà all’assenza di tentativi di soccorso alla Vittima”
Vittoria Rea, la figlia di Parolisi e Melania Rea che ha rinunciato al cognome del padre
La figlia di Salvatore Parolisi e Melania Rea aveva 18 mesi quando suo padre, il 18 aprile del 2011, uccise la mamma con 35 coltellate nel bosco di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo. Oggi Vittoria è una ragazza di 12 anni, ed ha ottenuto di rinunciare il cognome del padre, oggi si chiama Vittoria Rea e vive con i nonni materni, sostenuti anche dal fratello di Melania, Michele, presente fin dal principio al fianco della nipote e che intanto vuole scongiurare il rischio che, durante le libere uscite, la bambina possa incontrare il padre assassino. Al settimanale Giallo, il fratello della Vittima, aveva infatti dichiarato, dopo la notizia dei primi benefici ottenuti da Parolisi, per buona condotta:
“Assurdo dare benefici a chi ha commesso una simile atrocità. Parolisi non si è mai pentito, né ha chiesto scusa”
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