Sono trascorsi 25 anni da quando la vita di Marta Russo si fermò, senza una spiegazione, tra i corridoi della sua Universitá. Un colpo di pistola che la raggiunse alla nuca non lasciandole scampo.
A distanza di 25 anni, dunque, questa è una storia che non ha visto mai un colpevole. In tutti questi anni non sono mancate le ricostruzioni, i podcast, i documentari e i libri che hanno raccontato chi era Marta Russo, o che hanno provato a raccontare chi era, questa ragazza che è morta nel silenzio, senza un motivo, e senza una spiegazione.
Marta Russo, Perché è stata uccisa?
Difficile per rassegnarsi all’idea che questa ragazza sia morta senza una ragione, solo per un incidente e senza avere mai potuto dare un volto che sia certamente quello di chi l’ha tolta alla vita quando aveva solo 21 anni, da poco compiuti. Nel 2003 furono condannati Giovanni Scattone a 5 anni e 4 mesi e Salvatore Ferraro a 4 anni e 2 mesi, il primo per omicidio colposo, il secondo per favoreggiamento. Sarebbe stato quindi Giovanni Scattone a premere il grilletto, ma senza motivo e senza la volontà di uccidere. Questo è quanto dicono gli atti processuali. Le ipotesi su altri motivi che avrebbero portato quel giorno a far incontrare Marta Russo con la morte sono diverse, dallo scambio di persona, alla pista del terrorismo. Le prime indagini sono state svolte dal dirigente della Squadra Mobile Nicolò D’Angelo coordinato dal sostituto procuratore Carlo Lasperanza, che aveva in Italo Ormanni il procuratore capo.
Marta morì 5 giorni dopo esser stata colpita e le indagini degli inquirenti portarono ad un processo che in primo grado mise alla sbarra i due assistenti della Cattedra di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza; Giovanni Scattone, che avrebbe premuto il grilletto e Salvatore Ferraro che era con lui e lo avrebbe coperto. A 25 anni dalla morte di Marta Russo non c’è stato nessun altro nome collegato alla sua morte, nessun movente. Solo la morte di una ragazza di vent’anni avvenuta mentre camminava, con un’amica, nella sua Università.
Marta Russo e Nicholas Green nel segno della speranza
Marta Russo rimase in coma 5 giorni, poi morì, ed i genitori decisero di rispettare la volontà espressa dalla ragazza qualche tempo prima, ovvero di donare gli organi. La storia di Marta Russo si intreccia a questo punto con un altro caso di cronaca nera, che lasciò sotto shock il paese: quella di Nicholas Green, altra vittima di arma da fuoco. Aveva solo 7 anni, Nicholas quando l’auto su cui viaggiava con la sua famiglia, in vacanza in Italia dagli Stati Uniti, venne scambiata con quella di un gioielliere e crivellata di colpi. Era il 1994. La famiglia di Nicholas diede una lezione di umanità al nostro paese decidendo di donare gli organi del piccolo e pochi anni dopo, la famiglia di Marta Russo raccontò che fu proprio vedendo un documentario dedicato a questa storia che la ragazza disse che in caso di morte, avrebbe voluto donare i suoi organi anche lei, proprio come aveva fatto la famiglia Green. E così fecero, quando il 14 Maggio, Marta morì in ospedale.
Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro Non Hanno Mai Confessato
Gli unici due riconosciuti responsabili del delitto di Marta Russo non hanno mai confessato di esserne stati responsabili. Entrambi però, secondo gli studenti che li conoscevano, avevano come tema ricorrente dei loro discorsi il “delitto perfetto“, che sarebbe stato anche il tema di un loro seminario. La mattina dell’omicidio, secondo quanto è emerso dal Processo, a sparare fu Giovanni Scattone, e Salvatore Ferraro era la suo fianco.
Gabriella Alletto: l’ho visto sparare
Furono le testimonianze ad inchiodare Giovanni Scattone come unico responsabile per aver sparato il colpo che ha ucciso la ragazza. In particolar modo lo fece condannare la testimonianza di Gabriella Alletto, segretaria dell’isitituto di Filosofia del Diritto, inizialmente imputata per favoreggiamento perché avrebbe tentato, in un primo momento, ci coprire i due responsabili. Infine la sua testimonianza non ha lasciato scampo a dubbi, avrebbe visto Scattone lasciar partire il colpo. Nel corso della testimonianza che ha fatto incriminare i due, la Alletto ne ha avuto per tutti, anche per il direttore dell’istituto di Filosofia del Diritto, che, a quanto dichiarato dalla segretaria, avrebbe intimato ripetutamente al personale di dichiarare di non essere a conoscenza di alcun dettaglio in merito al caso Marta Russo.
Giovanni Scattone: ha scontato solo 2 anni di carcere
Giovanni Scattone, assistente e ricercatore universitario, si è sempre dichiarato innocente chiedendo a gran voce di seguire le piste del terrorismo, soprattutto quella delle Nuove Brigate Rosse. Nonostante le sue dichiarazioni di innocenza per la Giustizia Italiana il responsabile della morte di Marta Russo è stato lui. La sua pena è stata di 5 anni e 4 mesi, ma ne ha scontati effettivamente appena 2, il resto della pena è stato vissuto tra detenzione domiciliare e servizi sociali.
Francesco Ferraro: Attivista e Scrittore
Il clamore mediatico attorno al caso che lo vide imputato e poi condannato non frenò la sua predisposizione alla scrittura, alla creatività ed al fervore politico. Dal 2006 al 2008 è stato anche collaboratore di Daniele Capezzone. Quando raggiunse il carcere, Ferraro, protestò con lo sciopero della fame per rivendicare la sua innocenza. Ferraro scontò effettivamente solo 1 anno di prigione. Non è mai stato interdetto dai pubblici uffici , non è stato privato dei diritti civili e politici.
Ad oggi gli unici che hanno avuto una pena certa sono i genitori di Marta Russo e sua sorella!
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